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Non so perché, ma l’acqua dei laghi... la sua immobilità... mi ha sempre messo pace dentro.
Soprattutto d’inverno, come adesso.
È come se avesse un potere soporifero per la mia mente, come se mi cullasse rimanendo ferma, e non mi facesse più pensare a niente...
Starei ore a guardare il lago, qui, dall’enorme finestra di questa villa lussuosa. Ore.
Comunque, hanno appena servito del tè caldo con degli ottimi pasticcini, tra l’altro. Il che rende la nostra permanenza qui, in questo freddo pomeriggio di Gennaio, ancora più confortevole.
Amo i pasticcini secchi, lo ammetto, mi ricordano mia madre. Li preparava lei stessa per me e per le mie sorelle, la Domenica pomeriggio, quando abitavamo in quel palazzo del centro di Berlino.
Oggi non è Domenica però... o sì? Non lo so, ho perso il conto dei giorni. Sicuramente è il 20 di gennaio, ma che giorno è?
Al Diavolo, faccio per domandarlo al collega seduto vicino a me, ma mentre sto per aprire bocca, l’Obergruppen Fuhrer delle SS, Reinhard Heydrich, prende nuovamente la parola, con un piccolo colpo di tosse.
“Signori” dice, “dove eravamo rimasti?”
C’è un brusio, qualche risatina. Qualcuno fa spallucce e finisce di inzuppare il suo pasticcino secco dentro la tazza di tè.
Poi il silenzio.
Heydrich è bello, imponente, biondo, fiero.
È un leader naturale, è normale che sia lui a tirare le redini di questa importante e segreta riunione. Quando parla ti magnetizza, è come se... è come se riuscisse a catalizzare su di sé ogni cosa che lo circonda.
Odio la sua presunzione, la sua aria da “so tutto io”, ma devo dire che per certi sensi lo invidio... anzi no, non è invidia la mia, è più... è... oh, accidenti, come si dice? E’ più ammirazione, ecco, sì. Ammirazione. Ma forse è solo perché vorrei essere io, in realtà, il prediletto del Fuhrer come lui... vorrei godere io della stima di Hitler come ne gode Heydrich...
Ad ogni modo, riguardo alla soluzione finale della questione ebraica, Heydrich dice che bisogna cambiare gli obiettivi. Che visto che la deportazione di massa in Madagaskar non si potrà più fare per via dell’andamento negativo della guerra, si dovrà cercare una soluzione alternativa. Che si deporteranno gli 11 milioni di ebrei nell’est, e che lì verranno utilizzati in impieghi lavorativi, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. Che saranno organizzati in grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi. Che gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà così a mancare per decremento naturale...
Che cavolo, non saranno mica già finiti i pasticcini secchi, però. Siamo in 15, qua dentro, 15 tra i più alti ufficiali e burocrati del nazionalsocialismo tedesco, e ci hanno servito solo due miseri pasticcini del cazzo a testa? Ma come? Ma che... che... oh, buon dio.
Cosa blatera quel bell’imbusto di Heydrich, adesso? Ah, sì... dice che per quei cazzo di ebrei la morte per il troppo lavoro potrebbe essere una delle soluzioni che Hitler intende portare avanti, visto che le fucilazioni di massa hanno portato qualche problema ai ragazzi dell’esercito, che spesso si trovavano a dover trivellare bambini di due o tre anni... e bla bla bla, e che quindi da ora in poi... ma che diavolo, è mai possibile che la cameriera non sia ancora passata con altri pasticcini? Accidenti, se continua così farò rapporto al Fuhrer...
Che diavolo di giorno è oggi? Eh... stai invecchiando, bello mio
Com’è calma l’acqua del lago Wannsee... che pace.

Fabrizio Costella
Matteo Monforte

Lettura e interpretazione di Fabrizio Costella.

Testo di Matteo Monforte (Officina Letteraria).

Allestimento scenografico realizzato dagli studenti dell'Accademia Ligustica di Belle Arti: Manuel Seracchioli, Viviana Bartolini, Beatrice Napoli, Isabella Lai, Chiara Rossi, Giorgia Ballotta, Gabriele Repetto.