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Il nuovo evento per il Giorno della Memoria 2019 organizzato da Arcigay Genova in collaborazione con Accademia Ligustica di Belle Arti, Università di Genova e Officina Letteraria vuole far riflettere sulle dinamiche che hanno determinato le deportazione e gli stermini nel passato e su quanto questi siano sempre potenzialmente possibili.

Partendo dallo studio The ten stages of genocide di Gregory H. Stanton, direttore dell’osservatorio Genocide Watch, che ci spiega come il genocidio sia un processo che si sviluppa in dieci fasi prevedibili, ma non inevitabili, si racconterà la discesa dell’umanità verso il baratro, ripercorrendo i genocidi del Novecento, utilizzando alcune realtà distopiche e mostrando come l’attualità presenta, sempre di più, similitudini con le prime fasi.

Come funziona un genocidio?

Per capirlo ripercorreremo insieme una per una le fasi di Stanton:

  • Classificazione
  • Simbolizzazione
  • Discriminazione
  • Disumanizzazione
  • Organizzazione
  • Polarizzazione
  • Preparazione
  • Persecuzione
  • Sterminio
  • Negazione

Come detto si tratta di un processo che si sviluppa in dieci fasi prevedibili ma non inevitabili. Se si adottassero delle misure preventive specifiche per ogni fase, si potrebbe fermarlo per tempo. Questo processo non è neanche lineare, tanto che le fasi possono verificarsi simultaneamente. Logicamente, le fasi successive devono però essere precedute da fasi precedenti e tutte le fasi continuano a funzionare durante l’intero processo.

L’osservatorio Genocide Watch si prefigge il compito di prevedere, prevenire, fermare e punire i genocidi e altre forme di omicidio di massa, cercando di sensibilizzare e influenzare la politica sui genocidi potenziali e in corso.

Capendo la logica del genocidio, le persone possono vedere i primi segni premonitori e sapere quando si corre il rischio di un genocidio. Lo scopo è quello di costruire un movimento internazionale per prevenire e fermare i genocidi. I leader politici possono progettare azioni per contrastare le forze che guidano ciascuna delle fasi. In definitiva però, il miglior antidoto al genocidio è l’educazione popolare e lo sviluppo della tolleranza sociale e culturale per la diversità.

Con questo lavoro, Arcigay Genova spera di contribuire all’educazione delle persone a riconoscere quei segni premonitori che possono presentarsi in ogni momento, fino a imparare a porci quelle domando che ci aiutano a comprendere: ci sono in Italia e in Europa segni che ricordano una di queste fasi del genocidio? Se sì, in quale fase ci troviamo oggi?

Categorie: Notizie